Cos’è l’intelligenza artificiale?
Si sente parlare molto spesso di intelligenza artificiale, ma altrettanto spesso non è ben chiaro cosa sia e quali siano le reali potenzialità. Lo scopo di questo articolo e dei successivi è quello di provare a fare un po’ di chiarezza e definirne i confini, fino ad arrivare alle sue applicazioni pratiche e ai vantaggi che può e potrà portare.
Iniziamo dall’intelligenza
Come prima cosa dobbiamo provare a definire cosa intendiamo per intelligenza, un compito tutt’altro che semplice. Iniziamo dall’etimologia della parola: intelligenza viene da intendere, quindi capire. Possiamo vederlo come il processo che ci fa passare dal non sapere come qualcosa funziona, ad averne la comprensione. Credo che nessuno obietti sul fatto che per capire cosa si nasconde dietro una mela che cade al suolo, Newton abbia utilizzato l’intelligenza; e ha usato sempre l’intelligenza per capire che la dinamica era la stessa che faceva ruotare la luna intorno alla terra o quest’ultima intorno al sole. Ma se vi chiedessi se un neonato ha bisogno dell’intelligenza per imparare a camminare, cosa mi rispondereste? Oppure se il nostro cane si avvicina e ci lecca perché capisce che siamo tristi o sofferenti, è intelligenza? Sono sicuro che per queste ultime due domande non avrei la stessa risposta da tutti. Questo ci fa capire come l’intelligenza sia un concetto che si può interpretare in modi diversi e persone diverse possono decidere di definirne dei confini più o meno ampi.
Potremmo andare ancora oltre e chiederci se gli esseri viventi che si sono spinti fuori dall’acqua e hanno “imparato” a respirare l’aria l’hanno fatto grazie all’intelligenza. In questo caso credo che la quasi totalità delle persone risponderebbe di no. Perché è stato un processo evolutivo dettato da mutazioni e fatti casuali, che hanno portato dopo moltissime generazioni un essere acquatico fuori dagli oceani. Ma anche l’uomo primitivo ha imparato a cuocere il cibo grazie ad eventi casuali, come uno scienziato oggi può scoprire e imparare qualcosa grazie a delle casualità o a dei tentativi più o meno fortuiti. Quindi potremmo vedere l’insieme degli esseri viventi che evolvono come una sorta di intelligenza globale? Non voglio provare a rispondere a questa domanda, ma mi sono voluto spingere fino a questo punto estremo per cercare di lasciare da parte i pregiudizi che potremmo avere nei confronti del significato di un termine ed essere in grado di coglierne molte più sfaccettature.
Confronto uomo-macchina
Una cosa che sicuramente ancora ci differenzia dalle macchine è la consapevolezza di quello che sappiamo e di quello che facciamo. Questo non significa che noi siamo consapevoli di tutto quello che facciamo (soprattutto alcuni, direte voi…), pensate ad azioni come camminare, prendere un oggetto con la mano, e così via. Sono azioni dietro le quali non c’è un ragionamento o del pensiero logico, che ci porta ad elaborare il modo per coordinare migliaia di fasci muscolari e portare a termine una cosa così complessa. Infatti ci appare semplicissima, non dobbiamo neanche pensarci. A quanti di voi è capitato di essere alla guida della vostra auto mentre andate al lavoro e ad un certo punto chiedervi come siete arrivati lì? Come se la mente avesse fatto tutto tranne pensare alla guida e a dove stavate andando. Possiamo dire che abbiamo funzionato col pilota automatico. Ma sicuramente non era così la prima volta che vi siete messi al volante, il processo è stato molto più oneroso, avete dovuto capire, pensare e imparare. Questo denota come molte capacità che non richiedono un ragionamento, sono diventate tali dopo un processo di apprendimento. Pertanto potremmo affermare che guidare un’automobile richiede intelligenza. In una prima fase per creare la procedura nella nostra memoria e in seguito per poterla utilizzare e permetterci di gestire tutti gli input sensoriali coinvolti e ottenere il risultato di arrivare al lavoro sani e salvi.
Quindi possiamo riassumere che negli esseri viventi ci sono capacità innate (sviluppatesi con l’evoluzione), altre che possono essere apprese e trasformate in automatiche e doti invece che richiedono l’abilità di trovare connessioni logiche tra cose che apparentemente sembrano sconnesse (sono quelle che ci permettono di scoprire cose nuove). E’ giunto il momento di chiederci quali tra queste caratteristiche sono proprie anche delle macchine. La risposta è tutte e tre. Questo non significa che una macchina possa equiparare l’uomo in tutte le sue abilità intellettuali. Siamo ancora estremamente lontani da questo traguardo, ma significa che è in grado di imitare la mente umana in alcune delle sue capacità.
Capacità innate e apprendimento
Possiamo vedere una macchina che esegue un algoritmo (una procedura di istruzioni logiche) come una capacità innata. Nel senso che il computer, come insieme di hardware e software, è stato costruito e programmato per eseguire un certo compito. A differenza dell’uomo, non si è autonomamente evoluto per arrivare ad essere quello che è oggi, ma è figlio dell’evoluzione culturale e tecnologica dell’uomo stesso. Già questa caratteristica è un potenziale non da poco se pensiamo che permette alle macchine di ottenere risultati che l’uomo no può raggiungere. Questo grazie alla loro enorme velocità, al fatto che possono disporre di potenti sensori e operare senza bisogno di riposarsi. Pensate ai sistemi di sicurezza che leggono la retina e la confrontano ai campioni in frazioni di secondo; oppure ai sistemi di navigazione che in pochi secondi calcolano il percorso più veloce su distanze anche di migliaia di chilometri. Sono cose che l’uomo non è in grado di fare e nemmeno di apprendere, perché le nostre caratteristiche non ce lo permettono. Forse sarebbe un po’ una forzatura chiamare questa intelligenza, ma potremmo vederla come un travaso dell’intelletto umano nelle capacità delle macchine. Anche qui voglio azzardare e provo a definire la somma uomo-macchina come un’entità un po’ più intelligente del solo uomo.
La cosa davvero interessante è che una macchina è anche in grado di apprendere e lo può fare in un modo similare al funzionamento del cervello umano. Uno di questi sistemi prende il nome di rete neurale artificiale. Nei prossimi post ripercorreremo brevemente l’evoluzione che nell’ultimo secolo ci ha portati a questo punto. In seguito entreremo un po’ più nei dettagli, spiegando il funzionamento di queste reti neurali e fino a che punto si sono avvicinate alle capacità del cervello, per concludere con i vantaggi pratici che portano nel mondo industriale.